IL SANTUARIO
della
” M A D Ò N A D Ë R F U N T A N “
a L A B R I G U E
( N O T R E D A M E D E S F O N T A I N E S)
di Carlo Lanteri
Il sito
Sorge in una valletta laterale solitaria, in un ambiente incontaminato ricco di boschi e di acque, 4 Km a est dal centro abitato di La Brigue. La cappella è situata allo sbocco dell’antica strada mulattiera che, passando per il valico di Collardente, conduce in Liguria; Nel Medioevo, epoca in cui la chiesa è stata edificata, questa strada era particolarmente trafficata e percorsa da pastori, mercanti e pellegrini.
Cenni storici
La prima menzione dell’edificio sacro risale al 1375, ma è probabile che la fondazione dellacappella primitiva risalga ad epoca precedente.
Il Santuario prende il nome dalle sorgenti intermittenti che sgorgano ai suoi piedi, alle quali nei secoli sono state attribuite proprietà straordinarie.
Secondo un’antica tradizione locale, vi fu un tempo in cui le sorgenti della campagna di Briga si prosciugarono tutte. I Brigaschi, allora, fecero il voto di erigere una cappella in onore della Madonna se ella avesse ottenuto loro di poter di nuovo irrigare i propri terreni. Così avvenne ed essi sciolsero il voto costruendo il santuario.
Esterno
L’edificio si presenta esternamente con un aspetto piuttosto dimesso, frutto di rifacimenti e sopraelevazioni di varie epoche, fino al secolo XVIII. L’aspetto è quello di una cappella campestre di pellegrinaggio, secondo il modello in uso dopo il Concilio di Trento, con un portichetto addossato alla facciata e
dotato di una finestra per consentire ai pellegrini di ammirare l’interno del Santuario e pregare anche senza potervi accedere.
Sotto il Santuario si apre una galleria porticata, aperta verso il torrente, per l’accoglienza dei pellegrini.
Interno
Il santuario è ad un’ unica navata, larga mt 7,20 e lunga 13 e terminante in un presbiterio quadrato a fondo piatto al quale è addossata la sacrestia. L’interno è stato sottoposto ad un rifacimento barocco nel 1750 determinato dal ringraziamento dei Brigaschi per essere scampati alla guerra dei Savoia contro la Spagna. I muri furono sopraelevati per dotare la cappella di sette finestre; la volta, con la cornice sottostante, venne decorata dal sacerdote Gaetano Ruffi, in sostituzione di quella antica, a capriate lignee dipinte.
Pitture
Il motivo di maggior interesse della cappella è indubbiamente rappresentato dalle pitture medievali che essa racchiude e che ne ricoprono completamente le superfici. Per questo straordinario apparato pittorico, il santuario è stato chiamato, a ragione, “la Cappella Sistina delle Alpi Marittime”.
Perfettamente conservata è la decorazione delle pareti della navata, della controfacciata e dell’arco trionfale, mentre più deteriorata si presenta quella del presbiterio, anche per i rifacimenti e le ridipinture cui l’ambiente fu sottoposto in epoche più recenti. Le pitture coprono complessivamente una superficie di circa 220 mq.
Artisti
Da un’iscrizione del tardo Cinquecento conservata sulla parete sinistra della navata, si apprende che il grandioso ciclo decorativo era stato datato e firmato nel 1492 dal sacerdote e pittore piemontese Giovanni Canavesio. Oltre alle pitture che ricoprono le pareti della navata, la critica più recente attribuisce al Canavesio anche le scene che decorano l’arco trionfale della cappella, ritenendole eseguite forse anteriormente. Gli affreschi che decorano le pareti e la volta del presbiterio, realizzati con ogni probabilità negli anni 1450-60, sono invece attribuiti dalla maggioranza degli studiosi ad un altro pittore piemontese, Giovanni Baleison di Demonte, la cui collaborazione con Canavesio è documentata con certezza; altri li assegnano ad un artista denominato “maestro di Lucéram”, operante nello stesso periodo a cavallo tra Liguria e Provenza. Al Baleison parte della critica ha attribuito anche le scene che decorano l’arco trionfale, o almeno una parte di esse, in collaborazione con il Canavesio.
Stile
Lo straordinario ciclo della Madonna del Fontan costituisce un’eccezionale e completa testimonianza del gusto tardogotico dell’area alpina occidentale, in cui confluiscono anche motivi transalpini e nordici (segnatamente nelle Storie della Passione).
Scopo didattico della decorazione
Le pitture testimoniano ad un tempo la fede dei Brigaschi e la funzione dell’immagine sacra all’interno di una chiesa nel Medioevo. I soggetti sacri rappresentati nelle pitture assolvono al compito fondamentale della Chiesa di educare e di confermare nella fede cristiana i fedeli che li contemplano. Nel Medioevo pochi sono i testi scritti disponibili (specialmente in un ambiente rurale ed isolato) e quasi nessun fedele può accostarvisi, dato l’analfabetismo generalizzato. Da qui l’esistenza, nelle chiese medievali, di un gran numero di pitture che, come nel nostro caso, ne ricoprono interamente le pareti, nonostante possa trattarsi di edifici modesti e sorti nei centri minori, come appunto la Madonna del Fontan.
La pittura non ha solo funzione narrativa; ha anche il compito, attraverso la bellezza, di elevare lo spirito e di condurre alla Verità, di cui la bellezza è un riflesso. La varietà e la vivacità dei colori, le scene e i fregi che si stendono sulle pareti come una tappezzeria, compongono un insieme di sontuosità e di raffinata bellezza che ben si addice alla casa di Dio. Per l’uomo del Medioevo, se le dimore dei re e dei nobili sono belle, la casa di Dio, che è il sovrano dei sovrani, a maggior ragione dovrà essere bella e accogliente. Ecco perché le comunità non badano a spese per far decorare le loro chiese ed è possibile realizzare opere come quelle che ammiriamo nel nostro santuario “con le elemosine dei fedeli”, come riferisce ancora l’iscrizione che attribuisce la paternità del ciclo della navata al Canavesio.
Il desiderio di rendere gloria a Dio, la richiesta di protezione alla Vergine, forse anche la volontà di esprimere il prestigio di una comunità prospera agli occhi dei passanti e dei pellegrini, la certezza che le opere di carità saranno computate a sconto dei peccati, sono altrettanti motivi che stanno all’origine di questa meraviglia che, a più di cinquecento anni di distanza, conserva intatta la sua funzione di glorificare Dio e la Vergine Maria, di educare chi ammira le pitture -attraverso i simboli di cui sono ricche- a cogliere i nessi del sacrificio di Cristo con la storia e con il cosmo, ad amare il luogo di culto perché rivestito di dignità e di bellezza, una festa per gli occhi del corpo e dell’anima, portatore di una bellezza che “come la verità, mette la gioia nel cuore degli uomini ed è frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione” (Concilio Vaticano II).
Collocazione dei soggetti pittorici
I soggetti delle pitture non sono collocati a caso nelle diverse parti dell’edificio sacro ma devono trovarsi in luoghi appositi, per il simbolismo che rivestono e per aiutare meglio chi osserva a comprendere la funzione dello spazio sacro che ricoprono.
Gli Affreschi del presbiterio ci aiutano a capire che cosa accade in quello che è il luogo più sacro della chiesa ed esaltano, proponendola alla nostra ammirazione, la figura di Maria, a cui l’edificio sacro è intitolato e dedicato; così pure celebrano la grandezza della Madre di Dio le Scene che decorano l’arco trionfale, consentendo nel contempo (attraverso la rappresentazione di Maria insieme al Figlio), il passaggio, senza soluzione di continuità, alla meditazione delle Storie della Passione. C’è tutta la storia della salvezza: con Maria, scelta tra tutte le donne per essere la madre del Redentore, e dunque la più alta delle creature, la promessa della Redenzione si compie. Per la sua accettazione dell’opera di Dio in lei, avvenuta nel momento dell’annuncio dell’angelo (ben in vista ai lati del vertice dell’arco trionfale), Dio si è incarnato ed è entrato nella nostra storia (Scene dell’infanzia di Gesù) per compiere poi la redenzione attraverso la sua Passione, morte e resurrezione (il percorso figurativo più sviluppato nel ciclo della navata). L’opera della redenzione, con i suoi effetti, sarà definitiva al tramonto della storia, alla seconda e definitiva venuta del Cristo nella gloria per giudicare il mondo (Giudizio Finale sulla controfacciata). Le pitture del Fontan costituiscono una grande predica per immagini: edificano i fedeli nella fede, invitandoli a partecipare emotivamente ai Misteri che contemplano, considerando in special modo il valore salvifico della Passione di Cristo e infondendo perciò la speranza che nessun dolore è inutile.
All’intento didattico ed emotivo che caratterizza le pitture medievali del Fontan non sfuggono neppure le decorazioni settecentesche, quelle cioè che ricoprono la volta: “Il soffitto dipinto, quasi un prolungamento inatteso, diventa un felice complemento di presentazione della cappella, che è una specie di galleria di quadri murali… A tale livello, le forme d’espressione artistica [la medievale e la barocca] non sono più concorrenti o antagoniste, ma formano un tutt’uno nella lode del Signore, incontrandosi in questa ricerca della ‘meraviglia’, tanto cara ai sostenitori del barocco, ma per nulla estranea a pittori ‘primitivi’ quali il Baleison e il Canavesio…E’ per questo motivo che la cappella di Notre-Dame des Fontaines, meriterebbe senza ombra di dubbio di essere chiamata anche la Meraviglia delle valli “
(H. Costamagna).
Giovanni Canavesio
Nato a Pinerolo intorno al 1420 ed operante in Piemonte e Liguria a capo di una bottega itinerante che ripropone modelli iconografici in consonanza con il gusto e la pietà popolare di queste aree geografiche, segnatamente le Storie della Passione di Cristo, della vita della Madonna e dell’infanzia di Gesù. Cresciuto nel contesto di una pittura, quella piemontese del XV secolo, dominata dalla lezione gotica di Giacomo Jaquerio, Canavesio appare però aggiornato sull’evoluzione della pittura ligure, sulla pittura provenzale e in particolare sull’arte nordica (attraverso opere a stampa di Israhel Van Meckenem).
Giovanni Baleison
Originario di Demonte, in Valle Stura (Cn), dove nacque verso il 1463, è un pittore del gotico internazionale che ha lavorato in Francia e In Italia (Piemonte e Liguria) tra il 1480 e il 1500, anche in collaborazione con Giovanni Canavesio. La sua origine spiega in un certo senso anche la natura del suo stile, fortemente legato alla cultura presente nel tardo Quattrocento nella parte meridionale della provincia di Cuneo. La sua formazione sembra sensibilmente influenzata da figure quali il Maestro di San Bernardo a Fossano, il Maestro di Santa Croce a Mondovì Piazza e il Maestro di San Nicolò a Bardineto come dimostrano proprio gli affreschi dell’abside del Santuario del Fontan, i dipinti più antichi che gli possono essere assegnati. Giovanni Baleison morì dopo il 1492, forse nel 1500.
TARIFFE
Visite libere
Intera € 3,00
Ridotta € 2,00
(bambini di età compresa fra i 6 e i 12 anni, alunni,
studenti dietro presentazione di un attestato,
gruppi di oltre 10 persone)
Visite guidate (durata : un’ ora o più)
Intera € 5,00
Ridotta € 3,00
(bambini di età compresa fra i 6 e i 12 anni, alunni,
studenti, dietro presentazione di un attestato,
gruppi di oltre 10 persone)
ORARIO ESTIVO
Dal 2 Maggio al 1 Novembre
10-12,30 e 14-17,30
(il Martedì e il Giovedì pomeriggio sono dedicati alle funzioni religiose fino alle 17)
ORARIO INVERNALE
Dal 1 Novembre al 30 Aprile
Su prenotazione
(presso Bureau Municipal de Tourisme 0493790934 o info-labrigue@orange.fr)